L’antropologia filosofica di Helmuth Plessner: interdisciplinarietà, corporeità e ontologia continuista del vivente

Roberto Redaelli

Abstract


La crescente specializzazione dei saperi ha restituito un’immagine sempre più frammentaria dell’essere umano, ridotto, a seconda delle diverse prospettive d’indagine, alle sue proprietà fisiche, chimiche o neurologiche, secondo il paradigma dominante delle scienze naturali. Questo riduzionismo, che si nutre di esponenziali progressi tecnologici, ha come effetto una radicale parcellizzazione della nozione di essere umano e della sua poliedrica natura psicofisica, depauperata della sua complessità e presentata dalle diverse scienze a partire da prospettive unilaterali. In questo scenario, dominato in larga parte da un’ontologia fisicalista, si avverte di nuovo l’urgenza di riformulare la Menschenfrage a partire da una prospettiva onnicomprensiva, che abbandoni le infinite micrologie dell’umano, ovvero da un’antropologia filosofica, capace di interagire in modo fecondo con le scienze. Tale genuina istanza di confronto e integrazione tra i risultati delle scienze umane e naturali è incarnata dall’antropologia filosofica di Helmuth Plessner. Di tale antropologia il presente articolo intende lumeggiare gli esiti più fecondi e attuali: l’interdisciplinarietà che informa il procedere dell’indagine plessneriana, la centralità assunta dalla nozione di corporeità e la conseguente ontologia continuista dell’organico proposta dal filosofo.


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ISSN: 2281-3209                DOI Prefix: 10.7408

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